E’ arrivata, ieri sera, la matematica retrocessione in serie B della Salernitana in conseguenza della sconfitta per 3 a 0 subita a Frosinone. È il secondo verdetto della Serie A dopo lo scudetto conquistato dall’Inter. Per la Salernitana comunque un epilogo scontato in una stagione tormentata con 15 punti in 34 gare. Ma ora che anche la matematica ha spazzato via le ultime speranze, l’amarezza e lo sconforto hanno preso il sopravvento.
Dopo tre stagioni consecutive, Salerno deve salutare il massimo campionato e prepararsi a ripartire dalla cadetteria. Un epilogo che è il risultato di un campionato in cui nulla ha funzionato, e nel quale non è servito nemmeno cambiare quattro allenatori e due direttori sportivi. In difficoltà dall’inizio dell’annata, la Salernitana ha probabilmente pagato il clima di grande confusione che si è creato sin dagli albori di una stagione sportivamente maledetta.
A giugno i contatti tra Paulo Sousa e il Napoli avevano acceso un primo focolaio, disinnescato a fatica e i cui strascichi si sono protratti nel tempo tra frecciate e veleni per un mercato che non è mai realmente decollato; a fine agosto, poi, i mal di pancia di Dia per la mancata cessione hanno lasciato intendere che qualcosa si stava per rompere. Il presidente Danilo Iervolino ha provato a rimescolare continuamente le carte ma senza riuscire a cambiare il destino. Gli avvicendamenti in panchina tra Paulo Sousa, Filippo Inzaghi, Fabio Liverani e Stefano Colantuono e il passaggio di consegne tra De Sanctis e Sabatini non sono bastati per evitare la retrocessione. Alla proprietà, adesso, spetterà il compito di provare a rimettere insieme i cocci di un vaso che è andato in frantumi.
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