Pnrr, svolta per i Comuni o solo tante cattedrali nel deserto? Riflessioni con Ottavio Lucarelli

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Pnrr, svolta per i Comuni o solo tante “cattedrali nel deserto”? Ne abbiamo parlato con il nostyro editrialista, Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

Nel 2023, il comparto delle opere pubbliche in Campania ha vissuto una fase di crescita trainata dagli interventi del PNRR e dalla chiusura, al 31 dicembre 2023, del ciclo di programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei. Considerando i Comuni, responsabili di gran parte della spesa per investimenti locali, si riscontra nel 2023 un aumento del 62,3% rispetto al 2022, dato che conferma una tendenza positiva iniziata nel 2020 (+12%) e proseguita nei due anni successivi. Concentrando l’attenzione sulle componenti della spesa relative ad investimenti infrastrutturali, i risultati evidenziano un +65% rispetto al 2022, con maggiori investimenti per opere pubbliche per 466,9 milioni di euro. In Campania risultano aperti o conclusi cantieri, finanziati in tutto o in parte dal PNRR, per il 25% delle gare pubblicate a partire dal 1° novembre 2021 e fino a marzo 2024. Sono alcuni dei principali dati sul settore delle costruzioni che emergono dal rapporto “Scenari regionali dell’edilizia Campania 2024” realizzato dalla Direzione Affari Economici, Finanza e Centro studi dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili). Tuttavia, c’è molta preoccupazione negli enti locali.

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La legge di bilancio varata sei mesi fa, infatti, aveva chiesto un contributo alla finanza pubblica agli enti locali di 250 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028 (1,25 miliardi complessivi): 200 milioni a carico dei Comuni e 50 per le Province. Il riparto di questi soldi sarebbe dovuto arrivare entro marzo, ma è stato perfezionato dal ministero dell’Economia in questi giorni. Il taglio agli enti locali è calcolato per il 50% sulla spesa corrente e per il restante 50% «in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del Pnrr». Le risorse assegnate a Comuni e Province sono pari a 6,1 miliardi. Di questi, 3,2 miliardi riguardano asili nido e scuole dell’infanzia; 2 miliardi la rigenerazione urbana per le periferie e 900 milioni di euro i piani urbani integrati. Nel provvedimento l’esecutivo sostiene che dal taglio alla spesa corrente sono escluse le materie di welfare e del sociale, ma alla fine sono gli amministratori a dover far quadrare i conti.

«I tagli saranno più pesanti per chi avrà costruito più asili nido, avrà acquistato più autobus elettrici o avrà realizzato più parchi pubblici: tutti investimenti che per poter funzionare richiederanno maggiore spesa corrente», sottolinea il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Insomma i sindaci e gli amministratori locali temono gravissime conseguenze per la gestione delle opere pubbliche degli obiettivi del Pnrr. Il rischio, come sempre, è ancora una volta realizzare contenitori vuoti, insomma cattedrali nel deserto. Di questo abbiamo discusso oggi con Ottavio Lucarelli
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