Con il nostro editorialista Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, oggi una riflessione sulla Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia.
Oggi 17 maggio 2024, è la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia. “I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi societa’ democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana. Sono piu’ di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualita’ viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte. L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui liberta’, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia. Potremmo fermarci qui, a queste parole, sagge e misurate del Capo dello Stato e magari non aggiungere null’altro.
In realtà, purtroppo anche, dobbiamo aggiungere, molto altro. Innanzitutto che questi principi sacrosanti della nostra Carta costituzionale sono purtroppo inattuati. L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui liberta’. Sono la normalità della nostra vita quotidiana che, paradossalmente vediamo, ascoltiamo ed ignoriamo. Dall’inizio dell’anno sono 94 gli episodi di omofobia registrati in Italia ed hanno coinvolto in tutto 157 vittime. Si conferma che la vittima prediletta dall’omofobo è il maschio che devia dallo stereotipo maschile, il che rende particolarmente vulnerabili le donne trans, le quali, agli occhi del bullo come dell’assassino, è un “uomo” che ha deviato al massimo dal proprio ruolo di genere. Insomma è in crisi il modello tradizionale di società, così come falsamente raccontato per secoli. In realtà per combattere l’omofobia è necessario interrogarsi sul modello di modernità e maturità democratica che vive la nostra società. E’ chiaro che per fare questo dobbiamo mettere sul banco degli imputati anche il rapporto tra laicità ed egemonia culturale cattolica. Tuttavia, quello che sfugge a molti è che per combattere il fenomeno dell’omofobia bisogna guardare oltre la questione dei diritti e riconoscimento di gay e lesbiche. Infatti, oggi più che mai, con la diffusione di idee e pensieri nazionalisti e spesso, purtroppo anche nazifascisti, la questione della lotta alla diversità necessita di un dibattito che rispolveri il valore dei diritti dell’individuo, del cittadino, e che analizzi ed offre un orizzonte laico al modello collettivo di autorappresentazione dominante nel paese.
Da questo deriva la bellezza del messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che mette al centro della riflessione, su cui tutti dobbiamo fermarci ed interrogarci, l’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui liberta’, le lacerazioni alla convivenza democratica. E’ un allarme questo, sia chiaro. Lo è nella misura in cui, se noi italiani non percepiamo come fenomeno sociale, quello della discriminazione, rischiamo di favorire, in modo consapevole o inconsapevole, l’estensione di un modello sociale, venduta e mercificato come difesa dell’integrità della razza, del popolo, della nazione, ma che in realtà è solo ed esclusivamente disprezzo ed odio per il diverso, non concependo la diversità come ricchezza della comunità umana ma come difetto razziale e genetico da combattere ed emarginare. Questa, null’altro, è l’omofobia. Questo dramma sociale non riguarda le persone omosessuali ed eterosessuali, riguarda ed interessa le persone, le donne e gli uomini. La comunità umana che abita questo mondo. Se non accettiamo questo paradigma come necessaria linea guida per la costruzione della società dell’oggi non riusciremo mai ad avere percezione della definizione di cosa possa essere riconosciuto o meno come atteggiamento o comportamento discriminatorio. Su tutto questo abbiamo chiesto l’opinione di Ottavio Lucarelli
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