La grande informazione snobba l’Aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi. Perchè? Riflessioni con Ottavio Lucarelli

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Con il nostro editorialista Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, oggi una riflessione sul futuro dell’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi.

Lo facciamo oggi, a 24 ore dal volo internazionale decollato da Nantes, in Francia, ieri mattina, per inaugurare l’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi, il 39esimo scalo d’Italia con voli di linea (dopo otto anni di stop), 73 chilometri a sud di Napoli e soprattutto un impianto che dovrebbe consentire a Capodichino di «respirare» d’estate, spostando un po’ di traffico dai piedi del Vesuvio nei periodi di picco. Il primo aereo atterrato verso le 8 del mattino è l’Airbus A319 del collegamento Volotea V72152 con almeno 140 persone a bordo. Seguito, poco dopo, da un A320neo di easyJet (U23609) da Milano Malpensa (appena re-intitolato a Silvio Berlusconi,) che è stato anche il primo jet a decollare dalla pista campana. Al momento sono quattro le compagnie aeree che hanno chiesto gli slot, i diritti di decollo e atterraggio, per poter atterrare e decollare.

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Ci sono le principali low cost — Ryanair, easyJet, Volotea — e anche vettori più piccoli come la maltese Universal Air. L’impianto è gestito da Gesac, la stessa società di gestione dell’aeroporto di Napoli, e al momento vede 776 voli programmati da qui fino al 31 dicembre e poco più di 141 mila posti in vendita tra partenze e arrivi, secondo i dati forniti da Cirium. L’obiettivo, nei prossimi anni, è raggiungere i 4 milioni di passeggeri. L’inaugurazione di un aeroporto in Europa ormai non è una cosa di tutti i giorni. Anzi. Negli ultimi tempi l’approccio dei governi nazionali è quello da un lato di non prevedere investimenti in nuove strutture e dall’altro lato di frenare i piani di espansione degli scali già esistenti. Con il governo olandese che ha provato addirittura a ridurre i movimenti all’aeroporto di Amsterdam, salvo poi fare — per ora — un passo indietro, ma senza mettere nel cassetto il suo piano. L’aeroporto di Salerno viene studiato attentamente da diversi addetti ai lavori. Non solo per capire quanti flussi potrebbe generare in più rispetto a quelli attuali in Campania. Ma anche perché le criticità non sono poche.

 

Al momento il tasso di riempimento dei voli — tra luglio e settembre — è attorno al 45%, secondo i dati interni dei vettori. Un valore che è meno della metà di quanto stanno registrando le low cost in questo periodo.  Non solo. D’inverno il numero dei collegamenti si riduce in maniera sensibile: se ci fossero movimenti tutti i giorni ci sarebbero sedili sufficienti per appena tre voli al giorno, un po’ poco per tenere sempre aperto un impianto che ha costi fissi significativi. I vettori, a dire il vero, non voleranno tutti i giorni. Tanto che, stando all’analisi sulla programmazione, dal 1° al 30 novembre ci sono 12 giorni senza alcun volo. Quasi metà mese. Ma anche nei giorni in cui si muoveranno si va da 1 a 4 movimenti complessivi, tra arrivi e partenze. Infine, una considerazione necessaria. Oltre la stampa locale, poca, davvero poca attenzione per l’apertura dello scalo di Salerno da parte dei media nazionali, a partire dalle TV di Stato, ma anche quelle del gruppo Mediaset. Perchè questo disinteresse? Un disinteresse che paradossalmente è stato colmato con la notizia che da ieri l’aeroporto di Milano Malpensa è stato intitolato a Silvio Berlusconi, di questo si che hanno parlato tutti i Tg nazionali e la stampa. Perchè? Abbiamo approfondito la questione con Ottavio Lucarelli

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