Inverno demografico e crisi per la scuola. Riflessioni con Angelo Raffaele Marmo

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Con il nostro editorialista, condirettore di QN, Angelo Raffaele Marmo, oggi una riflessione sul futuro della scuola in Campania.

Culle vuote, banchi vuoti, scuole chiuse. È questo, a cascata, uno degli effetti negativi dell’inverno demografico che, non da oggi, fa dell’Italia il secondo Paese più vecchio al mondo – dietro soltanto al Giappone – con il 24,5% della popolazione sopra i 65 anni, stando all’ultima rilevazione del Forum mondiale dell’Economia. Entro febbraio del prossimo anno, il 2025, via alle attività di rilevazione per accordarsi sugli accorpamenti degli istituti scolastici. Vi è però una certezza già ora: in Campania tagliati 28 istituti. La Regione Campania, accogliendo le indicazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito, ha approvato la delibera contenente le linee guida sulla programmazione della rete scolastica per l’anno 2025/2026. Il tanto contestato dimensionamento, oggetto negli anni di diversi ricorsi al Tar da parte di Palazzo Santa Lucia, ridurrà a 832 il numero di sedi scolastiche attivabili in Campania con un totale di 28 istituzioni scolastiche in meno presenti sul territorio regionale dove al momento si contano 860 istituti.

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Il lungo iter, volto a definire gli istituti da silurare secondo i criteri indicati da Roma, entrerà nel vivo solo il prossimo inverno con l’avvio delle attività di rilevazione che saranno realizzate in sinergia con Comuni, istituzioni scolastiche e sindacati di categoria. Nel complesso e articolato processo di dimensionamento scolastico, un ruolo centrale lo giocheranno proprio i Comuni – competenti per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado – a cui è affidata la formulazione delle proposte relative al dimensionamento, all’istituzione, trasferimento e soppressione delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, nonché alle sedi e ai plessi. Per la programmazione dell’offerta formativa, i Comuni dovranno acquisire richieste e proposte pervenute dalle istituzioni scolastiche, avviando la concertazione territoriale con i rappresentanti delle Confederazioni e delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria da inoltrare poi alla Regione e alle Amministrazioni provinciali o alla Città metropolitana di Napoli. I Comuni, in ragione delle proprie competenze, sono inoltre coinvolti negli incontri mirati all’individuazione delle migliori opzioni per la stesura delle proposte di organizzazione della rete. Attraverso apposite delibere, da presentare solo a margine dell’acquisizione dei pareri in precedenza prodotti delle autonomie scolastiche coinvolte, agli enti locali toccherà poi predisporre le proprie proposte di dimensionamento attenendosi ad alcuni criteri già stabiliti, ossia, considerare la consistenza della popolazione scolastica nell’ambito territoriale di riferimento e dei flussi di mobilità volontari o indotti; verificare la consistenza del patrimonio edilizio e dei laboratori; considerare le caratteristiche demografiche, orografiche, economiche e socioculturali del bacino di utenza; realizzare una più razionale ed efficace distribuzione della rete scolastica sul territorio; verificare l’efficacia della configurazione assunta dal servizio scolastico e dei servizi connessi (trasporti, mense, ecc.); considerare la possibilità di incentivare la creazione di reti di scuole.

 

Il numero di sedi scolastiche attivabili annualmente in ogni Regione è determinato utilizzando come coefficienti di calcolo i seguenti valori, relativi al numero di alunni: – per l’anno scolastico 2024-2025: 961; per l’anno scolastico 2025-2026: 949; per l’anno scolastico 2026-2027: 938. Ci sono scuole che, si fondono e scuole che sono appese a un filo. Il calo delle nascite continua a esercitare una forte pressione sul sistema delle scuole dell’infanzia (ex materne), e nei territori periferici rischia di alimentare il circolo vizioso dello spopolamento. A settembre si registrerà il record di classi soppresse. Meno sezioni, meno docenti. Meno futuro. Su tutto questo abbiamo chiesto l’opinione di Angelo Raffaele Marmo

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